Colleferro, dove la terra uccide – Prima Puntata

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    "È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità." by Albert Einstein

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    Colleferro, dove la terra uccide – Prima Puntata

    Scritto da Sirio Valent il 2 febbraio 2011
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    C’è veleno nella terra di Colleferro, 45 Km da Roma. Ce n’è nell’acqua del fiume Sacco che la attraversa, nell’erba che cresce sui pascoli, nel corpo di pecore e vacche da latte. Dal 2005 nella “zona 3C” vige il divieto di macellazione e produzione latte: ma anche al di fuori dei confini imposti dalle autorità gli animali muoiono a causa di malformazioni e tumori inspiegati. A volte riscontrati anche nei bambini. Cosa è stato seppellito nella Valle del Sacco per anni?

    Raimondo Fadda ha seppellito oltre 800 animali dal 2005 ad oggi. Tutti nati deformi, o con la bava alla bocca, e morti dopo meno di un mese di stenti. Duecento ne sono morti nell’ultimo anno. Suo figlio, nato nel 2007, è disabile: “Guardo mio figlio e vedo la stessa malattia che oggi uccide i miei animali». Il legame è tutto da dimostrare, ma per Raimondo non ci sono dubbi. Perché ha visto quella “sostanza bianca” tra le zolle di terra della collina dove pascolano i suoi capi: “Quando nevicava iniziava come a bollire, sembrava che stava friggendo”.

    Lui oggi è in un letto di ospedale a curare una grave forma di polmonite. Racconta da lì la sua storia, e parla di discariche abusive nelle colline intorno a Colleferro. “Venivano di notte con dei grossi camion, verso le due-tre del mattino, scaricavano tutto e sparivano. La mattina c’era solo terra smossa, ma il carosello non finiva mai”. Rifiuti industriali sull’esempio del Casertano e del Napoletano? Probabile. Di storie simili la valle del Sacco è piena: anche l’inceneritore della Valle dei Latini è sospettato di bruciare di tutto, diffondendo nella zona fumi tossici e polveri sottili. Ma da dove viene tutto questo veleno che contamina la zona?

    Tra Colleferro e Frosinone, lungo la via Latina, esiste uno dei poli chimici e industriali più grandi d’Italia. C’è la Avio, industria specializzata nella produzione di razzi e missili per uso spaziale; c’è la Simmel, ex Bdp, produttrice di armi e munizioni -- testati anche a Salto di Quirra, il poligono sardo considerato responsabile di metà dei tumori dell’area. Oltre a decine di industrie, magazzini e stabilimenti chimici, che dagli anni ’60 ad oggi hanno scaricato scorie nel terreno e nell’acqua del Sacco. L’agente chimico considerato responsabile del disastro eco-sanitario è impronunciabile: beta-esaclorocicloesano. Sostanza base del Lindano, pesticida largamente usato negli anni ’70 e ’80 e vietato, in quanto nocivo, nel 2001. Nel 2006 è stato dichiarato lo “stato di emergenza socio-economico-ambientale” per la Valle del Sacco, in seguito ad una interpellanza parlamentare: è tutt’ora attivo, ma la bonifica -- ancora in corso -- non dà i risultati sperati.

    Sindaco e autorità sanitarie smentiscono tutto. “Si è inventato tutto quel pecoraio”, tuona il primo cittadino di Colleferro Mario Cacciotti, Pdl. “Non sono mai stato contattato -- racconta -- non so nulla di questa storia”. I responsabili Asl assicurano che “non sono stati mai rilevati casi eccezionali di patologie sospette, né la presenza di sostanze nocive o particolari, mentre si è evidenziata una non proprio ottimale gestione dell’allevamento in questione”. Insomma, la colpa è del pastore, non del mancato allarme di cui sarebbe responsabile l’Asl stessa. Nè dell’ente di bonifica, non troppo attento a ripulire il terreno e a monitorarlo adeguatamente. Il Commissario dell’Ufficio per l’Emergenza ambientale della Valle del Sacco dott. Di Palma, giura che la bonifica è stata fatta a regola d’arte, prosegue a pieno ritmo e “ad oggi garantisce il non inquinamento della Valle del Sacco fino alla confluenza del fiume Liri”.

    Ognuno protegge il suo orto, ma non il campo del vicino. E ci sta così attento che lo difende con i denti dalle calunnie. I legali del Comune stanno valutando se denunciare la Rai - che lunedì sera aveva lanciato l’appello video di Fadda in prima serata -- “per aver nuociuto gravemente alla città, con i servizi mandati in onda senza alcun contraddittorio“, e quindi, secondo il sindaco, “mancando di fare una giusta e corretta informazione pubblica”. Intanto i veleni continuano a scorrere nel Sacco, sulle sue rive, nei campi, nelle colline, nell’erba dei pascoli, nell’aria…


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    http://www.dirittodicritica.com/2011/02/02...-malformazioni/
     
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