La Strage di Ustica

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    "È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità." by Albert Einstein

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    I FATTI

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    In alto
    I resti del Dc-9 ricostruiti in un hangar di Pratica di Mare.
    In questa immagine viene evidenziata la zona di uscita del
    primo dei due missili che avrebbero abbattuto il velivolo.

    In basso
    Ricostruzione ottenuta inserendo nell'immagine dell'aereo
    integro la zona in questione


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    Dossier Ustica - Lo scenario internazionale


    A distanza di 20 anni non si può spiegare l'interesse che viene ancora dedicato alla tragedia di Ustica se non la si mette strettamente in connessione con il luogo dov'è avvenuta. Ma non tanto in riferimento alla piccola isola a nord della Sicilia, quanto più complessivamente all'area del Mediterraneo e all'importanza strategica di questo mare.

    Alla fine degli anni '70 l'attenzione internazionale è rivolta al bacino del Mediterraneo a causa del problema energetico. L'alto grado di dipendenza dell'Occidente dalle fonti energetiche concentrate in Medio Oriente e il conseguente problema di come garantire le vie del petrolio hanno trasformato il Mediterraneo in un luogo di confronto Est-Ovest e Nord-Sud. Oltre alle petroliere che fanno la spola da un porto all'altro, nuovi oleodotti spostano il Greggio dall'Iraq alla Turchia, dall'Arabia Saudita e dall'Egitto, senza dimenticare i gasdotti che partono non solo dal Medio Oriente, ma anche dal Nord-Africa e dal Sud dell'Unione Sovietica.

    U.S.A. e U.R.S.S.si fronteggiano nel Mediterraneo, schierando 2 potenti flotte. Quella americana conta su portaerei nucleari (classe Enterprise e Nimitz da 90.000 tonnellate), e convenzionali (classe Forestal, Kennedy e Midway da 60.000 tonnellate), dalle quali possono decollare poco meno di un centinaio di aerei da combattimento, oltre a elicotteri e aerei di supporto. La VI Flotta (che ha il suo comando a Napoli) conta poi su incrociatori nucleari lanciamissili e sommergibili convenzionali e nucleari.

    La flotta sovietica del Mediterraneo ha il suo quartier generale a Sebastopoli. Dispone di 85 unità di superficie, 25 sommergibili, un centinaio di aerei da combattimento e numerosissime navi appoggio.

    In questo scenario l'Italia ha naturalmente una posizione chiave. In particolare da quando la Gran Bretagna, alla fine del 1978, ha deciso il ritiro delle sue forze da Malta. La sicurezza dell'isola-stato secondo i Maltesi dovrebbe essere garantita da un accordo che coinvolge 5 paesi: Algeria, Francia, Italia, Libia e Tunisia, ma consiglieri militari libici sono subito arrivati a La Valletta per addestrare le forze armate locali. Tuttavia il premier maltese Dom Mintoff tratta riservatamente con gli Italiani un'intesa che sganci la sovranità dell'isola dal controllo libico. Proprio nel 1980 le trattative giungono a compimento, grazie a 3 visite a Malta del sottosegretario agli Esteri Zamberletti. A garantire consistenti aiuti economici è il nuovo governo di Pentapartito, insediatosi il 4 aprile.

    Intanto la Saipem 2, una nave piattaforma dell'E.N.I., inizia ricerche petrolifere sui giacimenti di Medina, per conto della Texaco. Mintoff vuole sottrarsi dalla dipendenza nei confronti della Libia anche nel settore energetico.

    Il 27 giugno il leader libico Muhammar Gheddafi dovrebbe raggiungere la Polonia, ma la visita viene annullata all'ultimo minuto. La sera, lungo ad una rotta simile a quella che avrebbe dovuto tenere l'aereo presidenziale, un velivolo civile, un DC9 dell'Itavia diretto da Bologna a Palermo, precipita nel mar Tirreno: 81 i morti. Il 17 luglio viene "ufficialmente" ritrovato fracassato sulla Sila un Mig dell'aviazione libica. Di entrambi gli episodi il sistema di difesa italiano non fornisce una versione plausibile. Dell'aereo civile si ipotizzerà subito sia caduto per un cedimento strutturale, mentre del Mig si dirà che il pilota ha tentato la diserzione, precipitando senza carburante in Calabria.

    Frattanto per quanto riguarda la Libia, analisti internazionali scrivono di una fase politica delicatissima, forse della repressione di un tentativo di colpo di stato.


    Mentre l'opinione pubblica italiana è concentrata sull'attentato dinamitardo che il 2 agosto, a Bologna, ha provocato decine di morti, il 21 agosto Gheddafi invia una fregata militare davanti Saipem 2 con un ultimatum: o la nave italiana si ritira da un'area a sovranità libica, o verrà presa a cannonate. Una settimana dopo il Ministro degli Esteri libico Alì Addelasam Treiki consegna all'Ambascitore Alessandro Quaroni una richiesta di risarcimento danni per la colonizzazione italiana e la II guerra mondiale. Il giorno dopo due unità militari salpano dal porto di Augusta con la missione di proteggere la Saipem 2.

    Il 3 settembre Mintoff, che ha espulso i consiglieri militari libici, si reca a Roma in visita ufficiale per definire il trattato italo-maltese. Il ministro della Difesa Lelio Lagorio, parlando al Festival dell'Avanti a Pistoia, dichiara: "E' una scelta doverosa per un paese che è la sesta potenza industriale del mondo. L'accordo con Malta è un gesto di presenza che non può essere rinviato". Invece la firma viene rinviata e l'accordo sarà siglato solo alla fine dell'anno.

    Il 31 dicembre 1980 le Brigate rosse assassinano il generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi. Qualche giorno dopo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini afferma in un'intervista alla TV francese: "Perché il terrorismo si scatena in Italia, ponte democratico fra Europa, Africa e Medio Oriente?".

    Ma il terrore colpisce anche l'Egitto. Estremisti islamici uccidono in un attentato il premier Sadat, reduce dall'accordo di pace con Israele. In febbraio il Ministro degli Esteri Emilio Colombo fa visita al nuovo premier Mubarak.

    Il 15 marzo 1981 il quotidiano moscovita Pravda scrive: "I militaristi italiani vogliono il monopolio del Mediterraneo, ignorando i desideri di decine di paesi che vorrebbero fare di questo mare un mare di pace". L'Avanti risponde: "Mirano a colpire l'anello più debole dell'alleanza atlantica".

    In aprile si riunisce a Venezia il Comitato atlantico della N.A.T.O. e, alcuni giorni dopo, il nuovo Segretario di stato USA Gaspar Weinberger incontra Lelio Lagorio all'aeroporto militare di Pisa. Il governo italiano si è dichiarato favorevole all'installazione a Comiso di una base missilistica (per il lancio dei nuovi Pershing 2 e Cruise). Il settimanale L'Espresso titola: "Generale Reagan, sergente Lagorio".

    Il 30 aprile il nostro Ministro della Difesa giunge in visita ufficiale a La Valletta, dove la missione militare italiana ha già iniziato il programma di addestramento e cooperazione tecnica.

    In primavera tre dragamine italiani partecipano all forza multinazionale in Mar Rosso, decisa dall'O.N.U. per garantire gli accordi Egitto-Israele sul Sinai. In Senato i rappresentanti del PCI abbandonano per protesta i lavori della Commissione Difesa. Giancarlo Pajetta definisce l'iniziativa italiana un atto di sottomissione agli USA.

    Il 19 agosto la pace mondiale è in pericolo. Due caccia libici Sukhoi-22 vengono abbattuti sul cielo della Sirte da F-14 Tomcat decollati dalla portaerei Nimiz, che incrocia nel golfo per riaffermarne l'extraterritorialità, contro l'opinione di Gheddafi che lo considera a sovranità libica. Il 1° settembre, in occasione del XII anniversario della rivoluzione, il leader libico afferma: "Se gli Americani violassero di nuovo il golfo della Sirte, noi attaccheremo gli arsenali nucleari in Sicilia, in Grecia e in Turchia". Il Governo italiano convoca l'ambasciatore libico per una protesta ufficiale. L'Italia ha da tempo sospeso le forniture militari alla Libia, ma il 23 ottobre, con intento distensivo, Gheddafi concede una celebre intervista televisiva al Telegiornale italiano, in diretta dalla sua tenda nel deserto. Almeno per il momento la pace è salva.






    Il 27 giugno 1980, alle ore 21 esatte, i radar di Fiumicino cessavano bruscamente di registrare le battute dell'Itavia 870, un Dc-9 in volo tra Bologna e Palermo con a bordo 81 persone. L'aereo sembrava scomparso, ma dopo alcune ore spese in frenetiche quanto disordinate ricerche, si raggiungeva la certezza che era caduto in mare a nord di Ustica. Non c'erano superstiti. Quel momento segnava l'inizio di uno di quei misteri italiani - come l'attentato in piazza Fontana o la strage di Bologna - che sono sempre rimasti colpevolmente irrisolti.

    da Il quinto scenario I missili su Ustica di Claudio Gatti e Gail Hammer (Rizzoli, 1994).

    Giorno per giorno tra indagini e depistaggi

    27 giugno 1980
    Ore 20,59',45". Il DC9 I-TIGI Itavia, in volo da Bologna e Palermo, partito con due ore di ritardo, esplode nei cieli a nord di Ustica.
    81 fra passeggeri ed equipaggio. 81 vittime, di cui 13 bambini: 2 non hanno ancora compiuto 2due mesi.

    28 giugno 1980
    Il gruppo neo fascitsa dei NAR rivendica la strage: per i giudici si tratterà di un vero e proprio depistaggio operato dal cosidetto Super Sismi, il "gotha" dei servizi segreti inquinati dalla P2.

    10 luglio 1980
    Il ministro socialista della difesa Lelio Lagoorio riferisce al senato dell'incidente escludendo coinvolgimento di aerei militari. Le autorità aeronautiche sostengono l'ipotesi del "cedimento strutturale" del velivolo. Il generale Romolo Mangani, comandante del Centro operativo regionale di Martina Franca, responsabile del controllo radar dei cieli del sud verrà accusatodi "alto tradimento per aver depistato le indagini".

    18 luglio 1980
    Sui monti della Sila viene trovato un Mig 23 libico abbattuto la notte del 27 giugno, la stessa notte dell'abbattimento del DC9. Il marescaillo Mario Alberto Dettori, radarista della base di Poggio Ballone (Grosseto), confessa alla moglie: "Quella notte è successo un casino, per poco non scoppia la guerra". Dettori morirà suicida nel marzo dell'87 ossessionato da una scritta che, dice, non l'abbandona mai: "Il silenzio è d'oro e uccide".

    17 dicembre 1980
    L'Itavia, lazienda del DC9 esploso, dirama un comunicato stampa che indica come unica ipotesi valida a spiegare la caduta dell'aereo quella di un missile.

    16 marzo 1982
    La prima commissione d'inchiesta parlamentare (presidente Carlo Luzzati) sostiene che senza l'esame del relitto non è possibile chiarire se il DC9 cadde per esplosione interna (bomba) o esterna (missile).

    Agosto 1986
    Il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga chiede al capo del Governo Bettino Craxi di rendere possibile il recupero del relitto. La motivazione? "Ogni ritardo nelle indagini comporta il rinvio delle eventuali misure correttive che potrebbero rivelarsi indispensabili per la prevenzione di altri incidenti..."

    10 giugno 1987
    La ditta francese Ifremer comincia le operazioni di recupero del DC9.

    16 marzo 1989
    Dopo cinque anni di lavoro i periti della commissione Blasi nominata dal giudice Bucarelli concludono che il DC9 è stato abbattuto da un missile.

    Maggio 1990
    A sorpresa, due dei componenti la commissione voluta da Bucarelli fanno marcia indietro riproponendo l'ipotesi della bomba.

    arzo 1993
    Alexj Pavlov, ex colonnello del KGB, rivela la sua verità: il DC9 fu abbattuto da missili americani, i sovietici videro tutto dalla base militare segreta che nascondevano vicino a Tripoli: "Fummo costretti a non rivelare quanto sapevamo per non scoprire il nostro punto di osservazione. Quella notte furono fatte allontanare tutte le unità sovietiche della zona perché sapevamo che ci sarebbe stata un'esercitazione a fuoco delle forze americane..."

    Dicembre 1993
    Andrea Crociani, imprenditore toscano, viene interrogato dal giudice Rosario Priore, nelle cui mani è finita l'inchiesta. Crociani rivela le confessioni a lui fatte da Mario Naldini, il tenente colonnello che prestava servizio all'aeroporto di Grosseto e che la sera del 27 giugno si alzò in volo con il suo caccia TF140 per un'esercitazione NATO. "Mario mi disse: 'quella notte c'erano tre aerei. Uno autorizzato, due no. Li avevamo intercettati quando ci dissero di rientrare. All'aeroporto di Grosseto, dopo l'atterraggio, ci informarono della tragedia del DC9'". Naldini è il capo squadriglia delle Frecce Tricolori, morto a Ramstein nell'agosto dell'88 durante la disastrosa esibizione che causò la morte di 51 persone. Dieci giorni dopo doveva essere ascoltato da Priore per i fatti di Ustcia. Ramstein fu tragedia o sabotaggio?

    Febbraio 1994
    Il giornalista Claudio Gatti ricostruisce con Gail Hammer una nuova verità. Il DC9 fu abbattuto per sbaglio dai servizi segreti israeliani che volevano colpire un aereo che trasportava uranio arricchito destinato a una centrale nucleare irachena.

    17 maggio 1994
    L'espero inglese Francis Arnolf Taylor sostiene che l'esplosione del DC9 sarebbe stata causata da una bomba. E' un'indiscrezione trapelata dagli accertamenti ordinati dal giudice Priore sulle cause della tragedia. L'ipotesi viene però respinta da Daria Bonfietti, presidente dell'associazione parenti delle vittime della strage: "Nessuna delle varie prove effettuate in Italia e all'estero ha mai dato riscontro positivo all'ipotesi bomba".

    Giugno 1994
    Si attendono le conclusioni degli accertamenti voluti dal giudice Priore. L'ora della verità o di nuove polemiche?


    (da Com'è profondo il mare - La strage di Ustica e la satira: moralità della risata e immoralità della vergogna)

    Le vittime
    Dedico questa pagina alle 81 vittime, tra passeggeri e personale di bordo, del volo Itavia 870:

    Cinzia Andres, Luigi Andres, Francesco Baiamonte, Paola Bonati, Alberto Bonfietti, Alberto Bosco, Maria Vincenza Calderone, Giuseppe Cammarota, Arnaldo Campanini, Antonio Candia, Antonella Cappellini, Giovanni Cerami, Maria Grazia Croce, Francesca D'Alfonso, Salvatore D'Alfonso, Sebastiano D'Alfonso, Michele Davì, Giuseppe Calogero De Ciccio, Rosa De Dominicis, Elvira De Lisi, Francesco Di Natale, Antonella Diodato, Giuseppe Diodato, Vincenzo Diodato, Giacomo Filippi, Enzo Fontana, Vito Fontana, Carmela Fullone, Rosario Fullone, Vito Gallo, Domenico Gatti, Guelfo Gherardi, Antonino Greco, Berta Gruber, Andrea Guarano, Vincenzo Guardi, Giacomo Guerino, Graziella Guerra, Rita Guzzo, Giuseppe Lachina, Gaetano La Rocca, Paolo Licata, Maria Rosaria Liotta, Francesca Lupo, Giovanna Lupo, Giuseppe Manitta, Claudio Marchese, Daniela Marfisi, Tiziana Marfisi, Erica Mazzel, Rita Mazzel, Maria Assunta Mignani, Annino Molteni, Paolo Morici, Guglielmo Norritto, Lorenzo Ongari, Paola Papi, Alessandra Parisi, Carlo Parrinello, Francesca Parrinello, Anna Paola Pellicciani, Antonella Pinocchio, Giovanni Pinocchio, Gaetano Prestileo, Andrea Reina, Giulia Reina, Costanzo Ronchini, Marianna Siracusa, Maria Elena Speciale, Giuliana Superchi, Antonio Torres, Giulia Maria Concetta Tripliciano, Pierpaolo Ugolini, Daniela Valentini, Giuseppe Valenza, Massimo Venturi, Marco Volanti, Maria Volpe, Alessandro Zanetti, Emanuele Zanetti, Nicola Zanetti.

    fonte:http://www.mclink.it/personal/MC9494/ustica.htm


    I vertici istituzionali nel 1980

    Presidente del Consiglio dei Ministri: Francesco Cossiga (DC). Ministro degli Interni: Virginio Rognoni (DC). Ministro degli Affari esteri: Emilio Colombo (DC). Ministro di Grazia e Giustizia: Tommaso Morlino (DC). Ministro della Difesa: Lelio Lagorio (PSI). Capo di Stato maggiore della Difesa: Amm. Giovanni Torrisi. Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica: Gen. Lamberto Bartolucci. CESIS: pref. Walter Pelosi. SISDE: Gen. Giulio Grassini. SISMI: Gen. Giuseppe Santovito.

    I tracciati radar

    Il DC9 Itavia decolla dall'aeroporto di Bologna e prende la rotta Siena-Ponza-Palermo. Mentre sale in quota incontra due F104 italiani in missione di addestramento. Sul cielo di Grosseto si aggiungono altri due velivoli: un altro DC9 diretto da Bergamo a Ciampino e un aereo militare, che potrebbe essere un MIG libico. Alle 20:45 i caccia italiani virano all'improvviso e probabilmente lanciano un segnale d'allarme. Intorno al DC9 con in coda il MIG libico, sul cielo tra Ponza e Ustica, si avvicinano almeno sei aerei: due potrebbero essere Corsair americani (perche un serbatoio supplementare fu rinvenuto sul fondale marino nei pressi del DC9); due potrebbero essere francesi, alzatisi in volo dalla base di Solenzara in Corsica; altri due potrebbero essersi alzati in volo da una portaerei americana.
    Alle 20:59 il DC9 viene danneggiato dall'esplosione di un missile e precipita in mare. Potrebbe essere stato colpito da uno dei sei aerei NATO nel tentativo di centrare il MIG. L'aereo libico, gravemente danneggiato, si dirige verso la Calabria e precipita sui monti della Sila. Il relitto del MIG viene ritrovato "ufficialmente" il 17 luglio.


    Gli inquisiti eccellenti (in rosso i rinviati a giudizio)

    Generali: Giampaolo Argiolas, Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Corrado Melillo, Stelio Nardini, Franco Pisano (Aeronautica); Zeno Tascio(SIOS); Demetrio Cogliandro (SISMI). Ufficiali: Ernesto Basile De Angelis, Giovanni Cavatorta, Claudio Coltelli, Federico Mannucci Benincasa, Gianluca Muzzarelli, Adriano Piccioni, Giorgio Russo, Giorgio Santucci, Domenico Zauli (Aeronautica); Vincenzo Inzolia (Carabinieri);Nicola Fiorito Di Falco (SIOS); Guglielmo Sinigaglia (SISMI); Franco Pugliese, Umberto Alloro, Cludio Masci, Pasquale Notarnicola, Bruno Bomprezzi.
    Il totale degli indagati supera le 8 decine.

    Il 30 agosto 1999 il Giudice Rosario Priore conclude la stesura dell'ordinanza di rinvio a giudizio (5.000 pagine) confermando la requisitoria dei P.M.. L'accusa è di attentanto agli organi costituzionali e alto tradimento. Priore ha avuto a disposizione nuove perizie radar grazie alla collaborazione del comando NATO di Bruxelles, sollecitato dal Governo Prodi.

    A 25 anni dal disastro, nel dicembre 2005, i generali dell'aeronautica Lamberto Bartolucci e Franco Ferri sono stati assolti in appello dall'accusa di alto tradimento nel processo relativo al depistaggio dell'inchiesta giudiziaria sulla strage. Il reato loro contestato, "Attentato contro organi costituzionali" ai sensi dell'articolo 289 del codice penale, è stato infatti modificato con la legge 85/2006, che lo prevede ora solo quando siano stati commessi "atti violenti" diretti ad impedire agli organi costituzionali l'esercizio delle loro funzioni. Nessun responsabile nemmeno per gli ostacoli all'inchiesta: Ustica rimane uno dei tanti misteri italiani irrisolti, come se il caso non fosse mai esistito, una situazione paradossale.


    Fontehttp://www.nove.firenze.it/ustica/us6.htm
     
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