Posts written by Street82

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    GABINETTO RS/33:
    DAGLI UFO ARRIVÒ IL RAGGIO DELLA MORTE

    l caso dei files fascisti spinge a rivedere parte dell'ufologia di Stato conosciuta ed a riconsiderare molti esperimenti segreti nazi-fascisti.

    Proseguono le ricerche sui "files" fascisti. Secondo questa documentazione, recentemente emersa ed inviata a più riviste di settore, fra il 1933 ed il 1940 presso l'università La Sapienza di Roma avrebbe segretamente operato un team di scienziati impegnati a capire la natura di strani "velivoli non convenzionali" (che oggi chiamiamo UFO), dopo che uno di essi sarebbe atterrato presumibilmente in Lombardia nel ‘33, recuperato in tutta fretta dalla polizia segreta fascista e fatto sparire nel nulla.
    Nel precedente articolo abbiamo sottolineato come tali documenti siano stati inviati in forma anonima sia al CUN che ad altre associazioni da un misterioso personaggio che abbiamo ribattezzato "Mister X".
    É stato "Mister X" - il cui coraggio non possiamo non sottolineare - che ha fatto conoscere alla comunità ufologica italiana l’esistenza del team di studio UFO fascista, noto come "Gabinetto RS/33", che avrebbe avuto come braccio armato la polizia politica segreta di Arturo Bocchini (l'O.V.R.A.), incaricata di bloccare qualsiasi fuga di notizie; che avrebbe operato con la copertura delle massime autorità del regime (Mussolini, Balbo e Ciano), delle prefetture, dell'Agenzia di stampa Stefani; che sarebbe stato fondato su proposta di Giovanni Gentile e capitanato nominalmente dal fisico Guglielmo Marconi (peraltro sempre assente volontario) e "de facto" da un certo dottor Ruggero Costanti Cavazzani (pseudonimo probabilmente ricavato dal cognome di un noto politico popolare filofascista) e dall’astronomo Gino Cecchini (in seguito direttore dell’Osservatorio di Pino Torinese).
    Sempre secondo "Mister X", nel 1940 il controllo pressoché totale sui dati raccolti dal Gabinetto, i cui membri erano più propensi a credere alla tesi delle armi segrete Alleate, sarebbe passato ai nazisti.

    La storia ha inizio
    Nei limiti del possibile, abbiamo verificato tutti gli elementi fornitici col contagocce da "Mister X". Impresa non facile, visto che dei componenti il Gabinetto l’Anonimo aveva fornito soltanto i cognomi (due dei quali scritti in maniera errata, per di più). Ma ciò che abbiamo scoperto ci porta a ritenere le "rivelazioni" altamente credibili.
    Vera è la storia che Marconi non partecipò mai alle sedute del Gabinetto; il diario della figlia Degna (abbiamo cercato di contattarla, ma i parenti ci hanno detto che si è spenta tre anni fa) riferisce che nel ‘33 il fisico stava effettuando il giro del mondo, nel corso di una serie di test sulla radiotelegrafia; dunque, non poteva certo essere parte attiva nelle riunioni del Majestic 12 fascista.
    Quanto al referente del Duce nel team supersegreto, il "conte Cozza" di cui parla "Mister X", è esistito ed altri non era che il senatore Luigi Cozza, conte e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
    Credibili anche gli altri membri del Gabinetto RS/33: senatori i burocrati dirigenti, scienziati non troppo in vista (e dunque con garanzia di maggiore riservatezza) i tecnici.
    Costoro, per come li ho identificati, erano:
    • il chirurgo e biologo sperimentale Filippo Bottazzi dell'università di Napoli;
    • l'ingegnere aeronautico Gaetano Arturo Crocco, fondatore della Società Italiana Razzi e teorizzatore della colonizzazione dello spazio;
    • il botanico Romualdo Pirotta della Sapienza di Roma (intimo amico di quel professor Filippo Eredia che nel 1946 screditò un'ondata di avvistamenti di "razzi fantasma" sull'Europa);
    • il genio matematico Francesco Severi, che fu insegnante alla Sapienza e, nel 1940, alla Pontificia Accademia delle Scienze;
    • Giancarlo Vallauri (che "Mister X" chiama erroneamente "Dallauri"), insegnante di elettrotecnica e ferromagnetismo ed Accademico dei Lincei;
    • il chimico Francesco Giordani dell'Università di Napoli;
    • un certo Debbasi, più probabilmente Dante De Blasi, medico igienista che insegnò alle università di Napoli e Roma e che nel '42 divenne un accademico pontificio (come Severi).
    Il fatto che Cecchini, l’unico astronomo, pare non fosse poi parte attiva, sembra confermare quanto sostenuto da "Mister X", cioè che il team propendesse per una spiegazione convenzionale del fenomeno UFO, o quanto meno, una parte del team. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza di un chimico, un biologo ed un medico (ma forse nuovi documenti, magari riferiti ad IR-3, debbono ancora vedere la luce, riservando ulteriori sorprese).
    Elemento interessante di questa "UFO-connection" è che il team presentasse esperti in campo spaziale, aeronautico, chimico-biologico ed elettrotecnico; sette su sette legati all'Accademia dei Lincei, tre in stretto rapporto col Vaticano, tre dipendenti de La Sapienza di Roma, tre in seguito facenti parte del CNR, quel Comitato Nazionale per le Ricerche fondato nel 1923 da Giovanni Gentile (membro del Gabinetto RS/33) e riorganizzato a Roma nel '33 su un progetto del conte Cozza (del Gabinetto RS) e diretto dal '27 al '37... da Guglielmo Marconi!
    Il dato curioso è che a tutt’oggi il CNR, i cui vertici forse qualcosa sanno, ha sempre espresso pareri negativi sul fenomeno UFO (cover up?), sia quando dopo l’ondata del 1978 l’allora Ministro alla Difesa Spadolini cercò di incaricare il centro delle ricerche sui dischi volanti, sia all’epoca del flap belga, sulla cui genuinità il CNR espresse forti dubbi, nonostante l’accredito dei militari di Bruxelles.
    L’insieme di coincidenze che legano tutti questi personaggi è troppo corposa per essere casuale e gioca a favore dell’autenticità dei fatti.
    In alternativa, avevo pensato ad un falso molto ingegnoso ideato da persona particolarmente addentro all’establishment citato, dunque membro egli stesso del CNR, ma era un’ipotesi assai remota, che la perizia sui documenti originali ha allontanato definitivamente. In più, sapevo che di eventi UFO nel ‘33 ve ne furono effettivamente. Ne abbiamo trovato traccia in un libro di Pinotti (1), che ha scritto:
    "É il 14 agosto 1933. Il sig. Elvano Ferrini, allora sedicenne, osserva con molti altri testimoni un 'sigaro volante' che attraversa, apparendo e scomparendo fra le nuvole, tutta la volta del cielo in una trentina di secondi, verso le 14.30, maestoso e velocissimo. ‘Né prima né dopo ho mai visto qualcosa di simile’, ci ha dichiarato il testimone nel 1991."
    Il luogo dell’avvistamento? La città di Forlì, curiosamente proprio uno dei luoghi da cui "Mister X" ha spedito parte dei documenti.

    Ipotetici scenari
    Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è stato il coinvolgimento di Marconi nel Gabinetto RS/33. Un elemento curioso, che qui presento a mero titolo speculativo, è che costui avrebbe - gli storici non sono concordi - costruito sul finire degli anni Trenta un misterioso "raggio della morte" in gradi di paralizzare all’istante i sistemi elettrici dei motori. Sarà solo un caso ma oggi sappiamo, col senno di poi, che questa è una prerogativa degli UFO! E trovare proprio lo scopritore del raggio della morte in una commissione di studio UFO inevitabilmente adombra il sospetto che i fascisti studiassero... retroingegneria aliena!
    É solo un’ipotesi, per carità; ma in questa indagine le combinazioni che stanno sostenendo queste ipotesi diventano oggi giorno sempre più numerose.
    Che dire, del raggio della morte? La maggior parte degli storici e degli scienziati pensano fosse una bufala propagandistica messa in giro da Mussolini; secondo lo storico Ugo Guspini dietro questa leggenda si sarebbe celato in realtà il progetto segreto di costruzione del radar (2); per Antonio Spinosa era invece un’arma in grado di carbonizzare le persone (3); parzialmente scettico si è detto un altro storico, Aurelio Lepre (4), ma un suo collega, Bruno Gatta (5) la pensa diversamente:
    "Negli ultimi mesi, negli ultimi anni della vita di Marconi ricorre più di una volta la voce della sua scoperta del cosiddetto raggio della morte. L'incredibile invenzione è respinta da alcuni, ma trova conferma in un ultimo documento mussoliniano del 20 marzo 1945, più che un'intervista un soliloquio alla presenza di un giornalista, Ivanoe Fossani, nell’isoletta di Trimefione, nel Garda, di fronte a Gargnano. Quella sera, fra tante cose, si parlò anche di Marconi e dei suoi ultimi esperimenti ai quali assistette il duce che disse in proposito: ‘Sulla strada di Ostia, ad Acilia, ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto. L'esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi risultati. Ad Orbetello due apparecchi radiocomandati vennero incendiati ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte! Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale. Marconi, turbatissimo, venne a riferirmi sul suo caso di coscienza e sull’udienza papale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la scoperta poteva essere fatta da altri ed usata contro di noi, contro il suo popolo; per rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato usato se non come estrema risoluzione, avevo fiducia di poterlo convincere gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel momento temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi’."
    Questa versione è stata confermata ad un giornalista anche da Claretta Petacci, che del Duce fu amante e confidente.

    Il raggio della morte
    Vero o falso? La "leggenda" vuole che Marconi, in crisi esistenziale, rifiutò di cedere ai fascisti il brevetto di un'arma così pericolosa; aveva il Papa dalla sua (e che i due fossero amici è testimoniato dalla figlia, che ricorda una celebre udienza in Vaticano nel '33. Non dimentichiamoci poi che fu Marconi l’ideatore della Radio Vaticana. Con il Pontefice era dunque in strettissimo rapporto). Pochi mesi dopo, prosegue la storia, il fisico moriva improvvisamente, solo e dimenticato (in realtà non era affatto solo; al suo capezzale c'erano il medico e la figlia Degna), portandosi nella tomba i segreti di quest’ipotetica arma.
    In ogni caso, Mussolini qualcosa sapeva; ed anche i nazisti, in conseguenza: forse per volere dello stesso Duce o, peggio ancora, grazie ai maneggi della Gestapo.
    Solo l'anno scorso si è scoperto, difatti, che Claretta Petacci, l'amante di Mussolini, spiava il Duce e passava informazioni alla polizia segreta nazista (6); secondo uno studio dello storico Marino Viganò, la Petacci avrebbe passato al Reich documenti trafugati fra il 1944 ed il 1945, ma, aggiungiamo noi, non si può escludere che le azioni spionistiche andassero avanti da anni. Non si spiegherebbe altrimenti l'episodio che stiamo per raccontare.
    Nel libro "Situation red, the UFO siege!" (7) Leonard Stringfield, il primo fra gli ufologi a dare credito, vent'anni fa, alle rivelazioni militari sugli UFO-crashes, cita "en passant" un episodio sbalorditivo.
    Scriveva Stringfield nel 1977:
    "Secondo una fonte piuttosto attendibile, il figlio di un ex membro del Ministero degli Interni degli Stati Uniti che lavorava per il servizio segreto in Germania nell'estate del '39, un avvenimento estremamente insolito avvenne nella città di Essen. Nell'ora di punta del traffico si fermò tutto ciò che era elettrico e meccanico: automobili, autobus, tram, motociclette, orologi. Il padre, che era ad Essen, ricordava che quando il momento di depressione fu al culmine, durante una decina di minuti, le automobili non erano nemmeno in grado di suonare il clacson. A quei tempi la risposta era scontata: una manovra sperimentale delle armi segrete di Hitler! I giornali tedeschi non parlarono dell'episodio, ma i dati informativi che descrivevano gli effetti dell'arma sospetta furono trasmessi a Washington agli enti competenti. Naturalmente il tempo a dimostrato che i tedeschi non possedevano un'arma di tale potenza, altrimenti la guerra avrebbe avuto un esito disastroso per gli Alleati."
    Se questa storia non è una panzana, forse Stringfield si sbagliò: gli UFO c'entravano solo indirettamente; il black out di Essen era stato realmente causato dal raggio della morte che i nazisti avevano - forse - sottratto ai fascisti.
    Cronologicamente, tornerebbero i conti con la progressiva militarizzazione nazista del Gabinetto RS/33 sul finire del ‘39 e con certi esperimenti di "radiodisturbo" effettuati dai tedeschi, i più famosi dei quali videro la costruzione di dischi volanti infuocati e radiocomandati (le "feuerball" o palle di fuoco), che interferivano con i radar ed i motori degli aerei (8).
    Certo, sappiamo che il raggio della morte, se mai è esistito, non venne portato a termine; forse, come per le V-7, ci volle troppo tempo per perfezionarlo, o fu impossibile gestire una simile tecnologia "avanzata".

    Il giorno dopo la caduta degli Dei
    Molto probabilmente, lo abbiamo già detto nel precedente articolo, i files fascisti diedero un impulso alla costruzione dei dischi volanti nazisti, le V-7.
    Che i tedeschi iniziassero nel 1941 a costruire velivoli discoidali, in tutto e per tutto simili agli UFO, è un dato di fatto confermato pubblicamente, negli anni Cinquanta, da diversi personaggi che presero parte a questi esperimenti; dal pilota Rudolph Schriever, la cui V-7 venne testata a Praga il 14 febbraio 1945, all'ingegnere milanese Giuseppe Belluzzo, che ammise di avere costruito i velivoli discoidali, dal "padre dell'astronautica" Hermann Oberth ad Andreas Epp, ingegnere del Reich che costruì un minidisco a Bremerhaven nel ‘43, con il quale sognava addirittura di colonizzare la Luna e che nel maggio del 1969 ne presentò la ricostruzione alla fiera di Padova (9).
    I diversi autori, come pure gli storici che si sono occupati della vicenda quali Rudolf Lusar (10), concordano nel ritenere che lo sfondamento del fronte russo impedì al Reich di perfezionare quella che oggi definiremmo retroingegneria aliena; i dischi volanti nazisti vennero distrutti dai tedeschi o - in minima parte - recuperati ed occultati dai russi (che negli ultimi cinquant'anni, difatti, ne hanno costruito diverse versioni, dai modelli "Rossyia" all'"Ekip", tutte scarsamente funzionanti).
    Ma il ricordo delle ricerche nazi-fasciste in qualche modo rimase, presso i vertici militari Alleati. E certamente contribuì a diffondere, presso certi strati dell’Intelligence russo-americana, la credenza che gli UFO fossero in realtà prototipi di brevetti nazisti sviluppati dalla controparte, durante la Guerra Fredda. A cominciare dall’avvistamento di Kenneth Arnold.
    Già perché nel 1933 due ufficiali nazisti, Walter e Reimar Horten, iniziavano a progettare degli ordigni triangolari. Costruirono i primi prototipi nel 1936 a Cologna e ne testarono i successivi sviluppi a Goettingen nel ‘44; erano degli UFO terrestri a forma di V, detti "ali volanti" o modelli Horten (11).
    Alla fine del conflitto, l’Horten cadde nelle mani degli americani e venne nascosto nella base di Silver Hill, nel Maryland.
    Grazie a quel modello, gli USA realizzarono nel 1947 l'ala volante Northrop, e molti anni dopo lo Stealth. Quando, proprio nel 1947, esplose la mania dei dischi volanti, quei pochi ufficiali dell'Intelligence che erano al corrente di questi progetti, e forse anche dei files fascisti, pensarono che gli UFO altro non fossero che armi segrete. Kenneth Arnold diceva di averne visti nove, di questi ordigni e, sebbene la stampa li raffigurasse circolari e a coda di rondine, avevano la forma di una mezzaluna (basti vedere i disegni originali del pilota americano). Erano probabilmente i nove Northrop Flying Wing Bombers costruiti nella celebre base (ritenuta "degli UFO") di Muroc. L'US Aire Force in seguito fece sparire ogni traccia di questo progetto (12).
    Ma c'è una prova, una rarissima fotografia che mostra i nove ordigni tutti in fila.
    Tutto ciò nulla toglie all'ipotesi extraterrestre dei dischi, ma mi induce a riflettere su quanto poco si sappia, a distanza di oltre mezzo secolo, dei maneggi dei governi sui dischi volanti. Alieni e non.

    Note e bibliografia:
    1. R. Pinotti - "UFO scacchiere Italia", Mondadori, Milano 1992.
    2. U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973.
    3. A. Spinosa - "Mussolini, il fascino di un dittatore", Mondadori, Milano 1989.
    4. A. Lepre - "Mussolini l'italiano", Mondadori, Milano 1995.
    5. B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988.
    6. "La Petaccì spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" del 12-12-99.
    7. "Assedio UFO", SIAD, Milano 1978.
    8. R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia, Milano 1968.
    9. "Gazzettino del lunedì" del 29-5-69.
    10. R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des 2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag, Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War", Neville Spearman, Londra 1959.
    11. H.P. Dabrowskì - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991.
    12. E. Maloney - "Northrop flying wings", WWIl publications, Corona del Mar 1980.

    Altri documenti controllati:
    G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia 1942.
    M. Coppetti - "UFO arma segreta", Mediterranee, Roma 1978.
    M. Franzinelli - "I tentacoli dell'O.V.R.A.", Bollati Boringhieri, Torino 1999.
    A. Lissoni - "GLI UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996.
    U. Maraldi - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani, Milano 1943.
    M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995.
    D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano 1993.
    A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in "Giorno" del 23-12-99.
    A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona 1984.

    TUTTI I PROTAGONISTI, MINUTO PER MINUTO
    Alfredo: misterioso personaggio cui è rivolta una lettera Stefani che fa riferimento al Gabinetto RS/33. Potrebbe trattarsi del giornalista milanese Alfredo Rizza, agente segreto dell’O.V.R.A. che agiva sotto uno pseudonimo "numerico" (203), come presumibilmente le persone implicate nei files fascisti.
    De Santi: è probabilmente il più inafferrabile e sfuggente degli 007 fascisti, uomo di punta per i contatti con le spie naziste; per capire quanto fosse in gamba si pensi che, dopo la guerra, riuscì a spacciarsi per antifascista e venne persino premiato con una medaglia da De Gasperi in persona. Per molti anni si pensò che non esistesse nemmeno; la sua esistenza venne poi provata al di là di ogni ragionevole dubbio solo l’anno scorso dallo storico Arrigo Petacco, che ha identificato in "De Santis", "Nostromo", "Luigi Grassi", "Grossi" o "David" (tutti pseudonimi) un certo Tommaso David, colonnello di Frosinone fondatore del gruppo spionistico Volpi Argentate ed in seguito capo dei servizi segreti di Salò.
    Marconi: credeva negli extraterrestri, ed ha rilasciato al riguardo diverse dichiarazioni; riteneva si potesse comunicare con loro via radio; inoltre, dopo i fatti del ‘33, ebbe un misterioso incontro in America con David Sarnoff, persona di spicco dell’Intelligence USA (coinvolto nell’ondata di razzi fantasmi del ‘46 e nello studio di un celebre avvistamento UFO filmato nel 1966).
    L’O.V.R.A.: secondo "Mister X" il Gabinetto avrebbe avuto il pieno sostegno dell’O.V.R.A. Tutto ciò è plausibilissimo. Fra il 1931 ed il 1933 la polizia segreta di Mussolini visse la sua fase di massimo attivismo. Nucleo portante di tutta la struttura fu proprio la Lombardia, ove sarebbe stato recuperato il disco; la sola Milano coordinava con 24 agenti la "rete lombarda", diretta da Francesco Nudi, dal commissario Tommaso Petrillo e dal commissario aggiunto Giovanni Di Salvia. Forse era di Di Salvia (e non di De Santi) la sigla "D.S." che appare in uno dei files fascisti.
    Zerbino: è il nome che appare, per esteso ed in sigla, in calce ad alcuni documenti fascisti (la firma non è particolarmente leggibile e, paradossalmente, potrebbe invece corrispondere a Foschini, capo dei servizi segreti SID durante la Repubblica di Salò); ma è anche il nome di una villa ove Marconi era solito trovarsi con alcuni suoi amici altolocati, quella dei marchesi Gropallo di Genova. Zerbino era forse il nome in codice di Marconi? O il nome di un covo del Gabinetto RS/33?

    UN'ANTEPRIMA DELLA PERIZIA SUI DOCUMENTI INVIATI A PINOTTI: SONO AUTENTICI!
    ANTONIO GARAVAGLIA
    STUDIO CONSULENZE TECNICHE
    Consulenze Tecnico - Scientifiche su Alimenti, Farmaci, Cosmetici, Materie prime, Acque, Reflui, Pesticidi e Classificazione Rifiuti speciali e tossico-nocivi. Consulenze Chimiche in genere. Consulenze Tessili in genere. Formulazioni prodotti. Inquinamento Elettromagnetico. Indagini Fonometriche. Inquinamenti ambientali in genere. Perizie Giurate. Consulenze HACCP e legge 626. Analisi e controlli di qualità. Ricerche in genere.
    Iscr. C.C.I.A.A. Ruolo Periti ed Esperti.
    Iscr. Albo Consulenti tecnici del Giudice del Tribunale di Como.

    CONSULENZA TECNICA DI PARTE
    .............omissis.............
    ......................................

    CONCLUSIONI E RISPOSTE AL QUESITO
    Si riporta per comodità del preg.mo Dott. Roberto Pinotti il quesito posto allo scrivente consulente incaricato: "dica il consulente di parte, presa visione del documento manoscritto che si allega, se l'inchiostro con cui è stato scritto tale documento può essere considerato autentico ovvero se la data indicata sul documento può essere considerata attendibile".
    Le prove per confronto hanno dato ampia risposta affermativa: documenti manoscritti dell'epoca in cui è datato il documento hanno evidenziato le stesse caratteristiche di qualità (colore "vetusto" della carta e dell'inchiostro).
    Le prove di invecchiamento accelerato e di stress simulato hanno evidenziato che, limitatamente al campione esaminato, i campioni si alterano solo alla luce UV nelle condizioni di prova.
    In particolare la parte del campione consegnato ed oggetto di perizia non ha mostrato alcuna variazione di degradamento mentre per confronto l'altro campione limitatamente alle condizioni di prova ha evidenziato un significativo degradamento. Ciò è indice che un'eventuale contraffazione del documento avrebbe portato ad un significativo degradamento. In altre parole se il documento fosse stato scritto con inchiostri di china come quello utilizzato nel campione da me preparato si sarebbe degrado come è avvenuto. Anche la differenza evidenziata alle prove empiriche di solubilità confermano la diversità tipologica degli inchiostri. Dall'esame comparativo delle prove effettuate e limitatamente a quelle effettuate ed al campione esaminato si può con ragionevole certezza affermare che il solo campione esaminato, nelle condizioni indicate, ed oggetto della perizia si può ritenere originale e, quindi, autentico. Ne consegue che la data indicata 22 agosto XIV è reale. In altre parole considerando che dal 28 ottobre 1922 al 27 ottobre 1923 si considera il I° anno dell'era fascista, il 22 agosto XIV corrisponde al 22 agosto 1936.

    Addì 15 marzo 2000.
    Letto, confermato e sottoscritto in fede firmo.
    Antonio Garavaglia
  2. .
    Ritrovato disco con simboli criptici

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    Degli archeologi nel Caucaso occidentale hanno trovato un disco di pietra dell'Età del Bronzo con simboli misteriosi, durante degli scavi.
    La notizia è stata riportata all'Istituto di Storia e Cultura Materiale dell'Accademia delle Scienze Russa. Un disco di pietra con caratteri unici, è stato trovato nelle vicinanze del villaggio Aguy-Shapsug (distretto di Tuapse nella regione di Krasnodar), durante una ricerca, a tre metri sotto il suolo. Nel centro del disco di 27cm di diametro si trovano alcuni caratteri dal significato non chiaro.

    "Tale scoperta per noi è stata totalmente inaspettata, ha detto il capo della spedizione archeologica Victor Trifonov. Speriamo di trovare altre informazioni per capire il significato dei simboli lasciati da questo popolo, in questa scrittura sconosciuta, non è facile", ha detto.

    Trifonov ha suggerito che "giudicando dalla forma dei segni, alcuni possono indicare la luce celeste, il Sole e la Luna e il disco può essere uno strumento per la divinazione astrale. E' possibilie che la chiave per capire i segni del disco sacro, possa essere l'antica simbologia dei linguaggi simili a quello moderno (Adyghe, Abkhaz, Circassian e Kabardian). Sembra che si tratti del popolo antenato a quello che ha costruito i dolmen."

    Secondo Trifonova, "In questa zona per uniche circostanze climatiche nell'era del bronzo, sono avvenute potenti valanghe di argilla, sabbia e ciottoli."
    Quindi questo dramma dell'Era del Bronzo si è trasformato in una scoperta archeologica per gli studiosi di S.Pietroburgo. Secondo gli scienziati, la scoperta della "guida astrale", sicuramente porta nuova luce sull'origine delle persone, della costruzione dei dolmen e sul significato dei simboli sulle mura di queste costruzioni nella forma di pittogrammi e glifi.

    fonte: www.nkj.ru
  3. .
    Opere immaginarie o antiche tecnologie umane o aliene?
    di Antonio Mattera


    Guerre nucleari, armi micidiali e sconosciute, velivoli incredibili che solcano il cielo, teoria della relatività, fusione dell’atomo, combinazione di leghe metalliche, insospettabili conoscenze metallurgiche: tutti argomenti che sembrano tratte da opere di fantascienza o da reportage di inviati sui fronti di guerra dal 1945 in poi.

    Invece niente di tutto questo: i testi che contengono tali numerosi e particolareggiati riferimenti a mezzi, armi e tecniche che suonano particolarmente familiari ai nostri tempi, cioè al tempo che vede l’uomo affacciarsi al nuovo millennio, sono antecedenti alla nostra civiltà di migliaia di anni, frutto, non delle menti ardite dei grandi nomi della letteratura fantasy, ma di ignoti scribi dell’antica India, che, in un determinato periodo storico, forse il 1500 a.C., decisero di vergare su carta millenarie tradizioni, tramandate di generazione in generazione in forma orale, magari accanto al fuoco di un bivacco di pastori o nei cortili delle case, dove un vecchio cantastorie ammaliava con i suoi racconti bambini sognanti, così come è successo per i testi biblici.

    Testi come il Mahabharata, il Samarangana Sutradara, il Ramayana, la Mahavira Chiarita, e altri ancora, suonano alle nostre orecchie stranamente contemporanei, benché non si possa nascondere lo stupore più genuino quando si considera che sono divisi da noi da una coltre di circa 3500 anni o forse più.

    E ancora più strani, questi poemi epici ( poiché così furono considerati e ancora lo sono) dovettero sembrare ai loro primi traduttori in lingua inglese che, nel tardo 1800, incominciarono , con la loro traslazione, ad affrontare un mistero senza eguali, tanto da costringere il loro principale traduttore, P. Chandra Roy, che nel 1884 terminò la traduzione del Mahabharata, a sostenere, nella prefazione, che "in questo libro vi sono molte cose che appariranno ridicole al lettore tipicamente inglese"!

    In effetti la descrizione di aeronavi spaziali (vimanas), armi paralizzanti (mohanastra),, di cannoni cilindrici ( agneyastras), di carri celesti a due piani, con tutto un contorno di razzi, proiettili e vari tipi di esplosivo, dovettero sembrare voli pindarici di fantasia, se raffrontati all’epoca, la seconda metà dell’800, in cui vennero rese note le prime traduzioni; un epoca in cui era ancora a divenire l’invenzione dell’aeroplano, dei gas nervini (avrebbero fatto il loro esordio nella 1° guerra mondiale), dei razzi con equipaggio umano e delle bombe atomiche!

    Proprio queste incongruenze conoscitive rende queste traduzioni tutt’altro che confutabili, in quanto, proprio per la mancanza delle conoscenze scientifiche e quindi di un’adeguata terminologia, dovrebbero essere esenti da errori dovuti ad una contaminazione dell’interpretazione linguistica.

    Quasi che fossero stati scritti oggi, invece di migliaia di anni fa, questi testi parlano di argomenti come la relatività del tempo, dei raggi cosmici, la natura dell’atomo, la legge della gravità ed altro ancora.

    La scuola filosofica scientifica Vaisesika sviluppò e conservò la teoria che gli atomi erano in continuo movimento.

    Il Mahabharata, gigantesco poema composto da 200000 versi, non solo parla di usi, costumi, religione, del cosmo, storie e e leggende degli dei, ma si addentra persino nella descrizione di particolari macchine volanti, i vimanas, (presenti anche in altri testi), sulle loro capacità tecniche di volo, sui materiali di costruzione, e persino sul tipo di propellente usato, il mercurio rosso ( di cui oggi si fa un gran parlare, anche se la sue esistenza non è stata accertata), nonché sui principi per costruirle.

    In altri passi sembra descrivere una guerra atomica, osservata direttamente.

    Questi versi, che riporto di seguito, sembrano risvegliare in noi, lettori del 2000, paure ancestrali agghiaccianti, nate nel nostro animo dal 1945 in poi, e che raggiunsero il loro apice durante il periodo della Guerra Fredda fra USA ed URSS;

    "Un solo proiettile, carico di tutta la potenza dell’universo. Una colonna incandescente di fuoco e fumo, lucente come diecimila soli, si levò in tutto il suo splendore..era un’arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte, che ridusse in cenere l’intera razza dei Vrishnis e degli Andrakas… I cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I loro capelli e le loro unghie caddero, il vasellame si ruppe senza causa apparente, e gli uccelli divennero bianchi. Nel giro di poche ore, tutti i cibi erano diventati infetti..per sfuggire a questo fuoco, i soldati si gettarono nei fiumi, per lavarsi e lavare i loro equipaggiamenti…. Quella potente arma portò via masse di guerrieri, cavalli, elefanti e carri, come fossero foglie secche degli alberi.. trascinate dal vento..sembrano bellissimi uccelli in volo..che volano via dagli alberi..grandi nuvole che si aprono l’una sopra l’altra come una serie di giganteschi parasoli (N.d.A.:la famosa nube a forma di fungo, tipica di un’esplosione atomica?)…..l’arma misurava tre cubiti e sei piedi..era rovinosa per tutte le creature viventi….le due armi si scontrarono in cielo. Allora la terra, con tutte le sue montagne, i mari e gli alberi prese a tremare, e tutte le creature viventi furono riscaldate dall’energia delle armi e gravemente danneggiate, i cieli avvamparono e i dieci punti dell’orizzonte si riempirono di fumo.."

    Vi è anche la descrizione dello scontro fra due di questi missili in cielo:

    "…Le due armi si incontrarono in cielo, in mezzo all’aria. Allora la terra, con tutte le sue montagne, i mari e gli alberi prese a tremare, e tutte le creature viventi furono riscaldate dall’energia delle armi, e gravemente danneggiate: I cieli avvamparono e i dieci punti dell’orizzonte si riempirono di fumo…"

    Non siete soddisfatti? E allora beccatevi le misure di questa bomba o arma che dir si voglia:

    " Uno strale funesto come la verga della morte. Misurava tre cubiti e sei piedi. Dotato della forza dell’Indra dai mille occhie era rovinoso per tutte le genti e le creature viventi.."

    In un altro testo indiano, il Ramayana, sembra esistano curiose descrizioni di viaggi aerei, descritti con tanta dovizia di particolari ( frangenti sulla spiaggia, curvatura della terra, i pendìì di monti e colline, l’aspetto di fiumi, città e foreste) da far pensare che veramente questo sia il resoconto di un viaggiatore aereo dei tempi remoti.

    Ecco un brano tratto dall’epopea di Rama, mitico semi-dio indiano, narrata nel Ramayana:di ritorno da Lanka, dove si è recato per salvare la moglie, Sita, rapita dalle forze malvagie, il nostro eroe viene munito di uno di questi famosi velivoli, conosciuti come vimanas:

    Rama :"sembra che il movimento di questo veicolo sia cambiato.."
    Vishishara :" ora questo veicolo si sta allontanando dal centro del mondo.."
    Sita : " Come mai questo circolo di stelle appare..persino di giorno..?"
    Rama :" Regina! E’ davvero un circolo di stelle, ma a causa dell’enorme distanza noi non possiamo scorgerlo durante il giorno, perché i nostri occhi sono offuscati dalla luce del sole. Ma ora, con l’ascesa di tale veicolo, questo non ha più ragione di essere..e così noi possiamo vedere le stelle.."


    Il riferimento al circolo di stelle visibile anche di giorno solo con l’ascenzione in cielo, con il superamento del confine atmosferico, non può farci dubitare piu di tanto!

    Molti studiosi sostengono che la grande guerra narrata nel Mahabharata non sia altro che il resoconto, mitizzato, dell’invasione ariana nel vasto territorio dell’India, effettuata da popoli provenienti dal Nord, e enfatizzano questa tesi adducendo come motivo che non vi sono tracce di una guerra nucleare.

    Invece non è proprio così. Certe parti dell’Asia, ma in generale di tutto il mondo, presentano quelle che potremmo definire cicatrici atomiche, ricevute millenni primi dell’avvento della nostra era nucleare. La Siberia, l’Iraq, l’India stessa, ma anche zone come il Colorado, negli USA, sono dei veri e propri rebus dal punto di vista della ricerca scientifica.

    Nel 1947, in Iraq, durante scavi che riportarono alla luce antichi tracce di insediamenti che andavano dai resti della civiltà babilonese ed assira, a quelli molto più remoti di un’antica civiltà primitiva, risalente ad un periodo compreso tra il 6000-7000 a.C., per finire a tracce di culture del Magdeliano, cioè circa 16000 anni fa, ebbene, venne riportato alla luce un piano di cristallo fuso, simile a quello che venne a crearsi nel deserto del New Mexico, dopo l’esplosione che diede inizio alla nostra era atomica!

    Sempre in India, l’ antica, e misteriosa, città di Mohenjo-Daro, vero modello urbanistico per l’epoca, presenta alcune anomalie molto strane: la sua stessa distruzione fù improvvisa e, dal ritrovamento di alcuni oggetti vetrificati, pare che sia stata sottoposta ad un’ondata di calore pari a 1500° centigradi ed ad un subitaneo raffreddamento: proprio gli effetti che avrebbe una bomba atomica fatta scoppiare al suolo. Naturalmente è superfluo affermare che nessun incendio potrebbe mai creare tale ondata di calore.

    I pochi scheletri ritrovati fanno pensare che la città fosse stata abbandonata poco prima della distruzione; inoltre, tali scheletri, ben lungi dall’essere contrassegnati da ferita di arma bianca, sono altresì estremamente radioattivi!

    Le antiche tradizioni di questi posti narrano che divinità adirate con gli abitanti di queste città, discesero dal cielo con i loro mezzi volanti e con armi terribili portarono morte e distruzione, in una similitudine narrativa che ci riporta al mito biblico di Sodoma e Gomorra.

    Naturalmente, bisogna pur ammettere che una civiltà e un popolo, come quello di Mohenjo-Daro, seppur mirabilmente organizzati ed in grado di costruire una perfetta metropoli, con un impiantistica urbana notevole per l’epoca, ma comunque risalente a circa il 2500 a.C., difficilmente potrebbe essere stata una civiltà con conoscenze tali da manipolare l’energia atomica; infatti non si capirebbe come abbia potuto scomparire senza lasciare minima traccia della suo livello tecnologico.Alla nostra civiltà, seppur giungesse ad una catastrofe simile, probabilmente non basterebbero sicuramente 4000 anni per smaltire almeno i nostri rifiuti, sotto forma di opere cementizie e metallurgiche. E allora? E’ ipotizzabile l’intervento di esseri venuti dallo spazio, con una tecnologia avanzatissima, e che avrebbero solcato i cieli, non solo dell’India, nei tempi remoti e avrebbero ingaggiato tra loro o contro i primitivi umani epiche battaglie, che in seguito sarebbero confluite in quel grande calderone che sono l’insieme dei miti umani, mai troppo valorizzati e sempre più che sufficientemente sottostimati?

    Ancora una volta ci troviamo davanti ad un enigma che affiora dal nostro nebuloso passato.

    Ancora una volta ci troviamo di fronte a prove concrete di un passato, abiurate dal dogma scientifico, che forse non è stato proprio come lo abbiamo "immaginato"

    Ancora una volta forse ci troviamo di fronte all’intervento non tanto divino, ma di esseri provenienti da altri mondi, che hanno in passato visitato il nostro mondo, hanno giocato con noi come il gatto con il topo, ci hanno manipolato geneticamente, stupito con le loro tecnologie, persino puniti, proprio come farebbero delle divinità mitologiche.

    Mappe cartografiche, fantastiche costruzioni, scheletri ed oggetti inclassificabili nei normali canoni storici, miti e leggende su creazioni e distruzioni, ed ora manuali di tecnologia dall’antica India: cosa manca più al completamento del puzzle della nostra storia?

    Forse solo la presentazione ufficiale degli alieni.

    Forse solo la rivisitazione corretta e senza paura della nostra storia da parte di studiosi che cercano disperatamente di tappare falle in una barca, la loro dottrina, che va sempre più a fondo.

    Oppure la nostra sola presa di coscienza che tutto è ciclico, che tutto si rinnova e si distrugge, e che da meri presuntuosi porci al centro di un universo che non conosciamo appieno, pensando di poter sapere quello che è successo sul nostro pianeta nei milioni di anni da quando si è formato.


    FONTE:http://www.acam.it/india.htm

    Edited by Street82 - 7/10/2008, 17:19
  4. .
    Programma Mercury
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    Capsula McDonnell Mercury

    La capsula Mercury
    Descrizione
    Funzione: Voli spaziali suborbitali e orbitali
    Equipaggio: Un pilota
    Dimensioni
    Altezza: 3.51 m
    Diametro: 1.89 m
    Volume: 1.7 m³
    Pesi (MA-6)
    Lancio: 1,935 kg
    Orbita: 1,354 kg
    Post retro: 1,277 kg
    Rientro: 1,224 kg
    Atterraggio: 1,098 kg
    Motori a razzo
    Retro (solid fuel) x 3: 450 kgf ea 4,5 kN
    Posigrade (solid fuel) x 3: 180 kgf ea 1,8 kN
    RCS high (H2O2) x 6: 11,25 kgf ea 108 N
    RCS low (H2O2) x 6: 5.4 kgf ea 49 N
    Prestazioni|-
    Autonomia: 34 ore 22 orbite
    Apogeo: 282 km
    Perigeo: 160 km
    Retro delta v: 483 km/h
    Diagramma capsula Mercury

    Diagramma capsula Mercury (NASA)
    Capsula McDonnell Mercury

    Il Programma Mercury fu il primo programma statunitense a prevedere missioni spaziali con equipaggio. È stato attivo tra il 1958 e il 1963, con l'obiettivo di mettere un uomo in orbita attorno alla Terra. La progettazione e le ricerche iniziali sono state effettuate dalla NACA (National Advisory Committee for Aeronautics), mentre il programma è stato effettuato ufficialmente dalla NASA, appena costituita.

    Il nome deriva da Mercurio, il dio romano protettore dei mercanti e commercianti (oltre ad essere il pianeta più interno del sistema solare). Il programma costò l'equivalente di 1,5 miliardi di $ del 1994.


    * 1 La fase di progettazione
    * 2 Veicolo spaziale
    * 3 I primi test
    * 4 Astronauti
    * 5 La seconda fase di test
    * 6 Mercury-Atlas e Mercury-Redstone
    * 7 Lanci pilotati Mercury
    * 8 Cronologia dei voli
    * 9 La fine del programma
    * 10 Voci correlate
    * 11 Altri progetti
    * 12 Collegamenti esterni

    La fase di progettazione

    Agli inizi di ottobre del 1958 venne deciso di eseguire un programma di missioni spaziali con equipaggio da parte degli Stati Uniti d’America. L’obiettivo primario dei progetti fu di riuscire a lanciare una capsula spaziale con a bordo un uomo in grado di orbitare intorno alla Terra. Solo i primissimi progetti parlavano di un semplice satellite in grado di trasportare un uomo.

    Per eseguire il programma, dovettero essere sia sviluppati che, ovviamente, testati preventivamente diversi sistemi. Così venne sviluppato presso il Langley Research Center un programma completamente automatico per eseguire un atterraggio con l’ausilio di appositi paracadute. Inoltre, grazie alla valida collaborazione con l’aeronautica militare statunitense - United States Air Force -, che già aveva raccolto diverse esperienze in questo campo, vennero scelti i razzi vettori per il programma. Siccome questi erano comunque stati costruiti per fini meramente militari, dovettero essere adattati alle esigenze del programma. Si trattò in prima linea dei missili o razzi del tipo Atlas e Redstone. Allo sviluppo di quest’ultimo collaborarono in particolar modo lo staff di scienziati tedeschi diretto da Wernher von Braun.

    Per sviluppare invece le capsule Mercury, vennero conferiti diversi incarichi ad oltre venti società industriali. L’ordine di produzione venne in seguito assegnato definitivamente alla McDonnell Aircraft Corporation di St. Louis, Missouri.

    Il 26 novembre 1958 il progetto venne ufficialmente nominato come programma Mercury.

    Veicolo spaziale

    I moduli spaziali del programma Mercury (chiamati capsula o capsula spaziale) erano piccoli veicoli per una sola persona; si diceva che non venissero pilotati, ma che li si indossasse. Solo 1,7 m³ di volume, la capsula Mercury era grande appena per contenere il suo pilota. Dentro c'erano 120 controlli: 55 interruttori elettrici, 30 fusibili e 35 leve meccaniche. Il veicolo fu progettato da Max Faget e dallo Space Task Group della NASA.

    Durante la fase di lancio della missione, i veicoli Mercury e gli astronauti erano protetti da eventuali incidenti dal Launch Escape System. Il LES consisteva in un missile a carburante solido, 23400 kg, montato su una torre sopra il veicolo. Nel caso di un aborto di lancio, il LES si sarebbe attivato per un secondo, portando via il modulo Mercury dal veicolo di lancio difettoso. Il modulo sarebbe poi sceso con il suo sistema di recupero con paracadute. Dopo l'interruzione dell'iniettore del motore (BECO), il LES non era più utile e veniva separato dal veicolo Mercury da un missile a carburante solido, 360 kg, che si attivava per 1.5 secondi.

    Per separare il modulo Mercury dal veicolo di lancio, il modulo utilizzava tre piccoli razzi a carburante solido, 120 kg, per un secondo. Questi razzi sono chiamati Posigrade.

    Il modulo aveva solo propulsori per il controllo dell'assetto. Dopo l'entrata in orbita e prima del rientro non potevano cambiare la loro orbita. I veicoli avevano tre serie di propulsori per ciascun asse (imbardata, beccheggio e rollio), riforniti da due serbatoi separati di carburante. Un set automatico di propulsori ad alto e basso potenziale e una serie di propulsori manuali si alimentavano sia dal serbatoio automatico che dal serbatoio manuale. Il pilota poteva usare qualsiasi dei tre sistemi di spinta e alimentarli dai due serbatoi di carburante per fornire al modulo un controllo di assetto.

    Il modulo Mercury fu progettato per essere totalmente controllabile da terra nel caso che l'ambiente indebolisse l'abilità del pilota.

    Il modulo aveva tre retrorazzi di spinta a carburante solido, 450 kg, che si attivavano per 10 secondi ciascuno. Uno era sufficiente per far tornare il modulo sulla Terra se l'altro avesse fallito. Il secondo retrorazzo veniva acceso cinque secondi dopo l'attivazione del primo (mentre il primo stava ancora funzionando). Cinque secondi dopo, era il turno del terzo retrorazzo (mentre il secondo stava ancora funzionando). Questa procedura è chiamata accensione increspata.

    C'era un piccolo flap di metallo sulla punta del modulo chiamato "spoiler". Se il modulo avesse iniziato il rientro con la punta (un altro assetto stabile per il rientro della capsula), la resistenza dell'aria sullo "spoiler" avrebbe girato il modulo per il più opportuno assetto di rientro con lo scudo termico.

    Le capsule suborbitali Mercury incontrarono temperature di rientro minori e usarono uno scudo termico in berillio. Le missioni orbitali incontrarono una frizione atmosferica maggiore e temperature più alte durante il rientro ed usarono scudi ablativi.

    La NASA ordinò la produzione di 20 moduli, numerati da 1 a 20, alla compagnia aeronautica McDonnel di St. Louis, Missouri. Cinque dei 20 moduli non volarono. Erano i moduli numero 10, 12, 15, 17 e 19. Due moduli privi di equipaggio andarono distrutti durante i voli. Erano i moduli n. 3 e 4. Il modulo n. 11 affondò e fu recuperato sul fondale dell'oceano Atlantico dopo 38 anni. Alcuni moduli furono modificati dopo la produzione iniziale (messi a nuovo dopo l'aborto di lancio, modificati per missioni più lunghe, ecc.) e ricevettero una designazione a lettere oltre ai loro numeri: per esempio 2B, 15B. Alcuni moduli furono modificati due volte, per esempio il modulo 15 divenne prima 15A poi 15B

    I primi test

    Con l’aiuto del congegno di lancio chiamato Little Joe, già in uso per testare traiettorie balistiche, si poterono eseguire i primi test della capsula e dei sistemi di sicurezza e salvataggio.

    Contemporaneamente venne introdotto, sulla base di un razzo vettore del tipo Atlas il sistema „Big Joe“, con il quale era possibile lanciare la capsula nello spazio, cioè ad un’altezza sufficiente per testare ed esercitarsi nel superare la fase critica del rientro nell’atmosfera terrestre.

    Il 13 dicembre 1958 il primate Gordo venne lanciato in punta ad un missile del tipo Jupiter della U.S. Army fino a raggiungere lo spazio ad un’altezza dove non vi è più forza di gravità. Il primate vi rimase esposto per oltre 8 minuti prima di rientrare nell’atmosfera. Gordo sopravvisse sia al lancio che all’atterraggio e divenne il primo eroe dell’esplorazione spaziale statunitense. All’inizio dell’anno 1959 venne iniziato lo sviluppo di un apposito scudo termico per la capsula spaziale da usare nel programma Mercury.

    Astronauti [modifica]
    Monumento del programma Mercury
    Monumento del programma Mercury

    I primi statunitensi ad avventurarsi nello spazio furono presi da un gruppo di 110 piloti militari scelti per la loro esperienza nei test di volo e perché avevano alcuni requisiti fisici.

    Già agli inizi del 1959 erano infatti stati stabiliti i criteri su cui si sarebbe basata la scelta dei piloti che si candidarono per tale ruolo. Questi prevedevano:

    * età inferiore a 40 anni
    * altezza inferiore a 183,5 cm
    * ottime condizioni fisiche
    * titolo di studio di Bachelor
    * diploma di pilota collaudatore ed abilitazione a pilotare aerei jet
    * minimo di 1.500 ore di volo

    I test e le esercitazioni per i candidati iniziarono a febbraio e nell’aprile del 1959 sette di questi 110 divennero ufficialmente astronauti. Sei dei sette volarono in missioni Mercury (Deke Slayton fu ritirato dal programma per le cattive condizioni del suo cuore). Cominciando con il Freedom 7 di Alan Shepard, gli astronauti dettero il nome ai loro moduli, e aggiunsero il 7 al nome per riconoscere il lavoro di squadra con i loro compagni.

    Il programma Mercury ebbe sette astronauti primari, tutti precedentemente collaudatori militari, conosciuti come i 7 del Mercury. La NASA annunciò la selezione di questi astronauti il 9 aprile 1959.
    Astronauti del programma Mercury
    Astronauti del programma Mercury

    * Luogotenente Malcolm Scott Carpenter, U.S. Navy (1925)
    * Capitano LeRoy Gordon Cooper Jr., U.S. Air Force (1927 - 2004)
    * Luogotenente Colonnello John Glenn Jr., U.S. Marine Corps (1921) - primo americano in orbita intorno alla Terra
    * Luogotenente Colonnello Virgil "Gus" Grissom (1926 - 1967)
    * Luogotenente Comandante Walter Marty Schirra Jr., U.S. Navy (1923 - 2007)
    * Luogotenente Comandante Alan Bartlett Shepard Jr., U.S. Navy (1923 - 1998) - primo americano nello spazio
    * Capitano Donald Kent Slayton, U.S. Air Force (1924 - 1993)

    La seconda fase di test [modifica]

    Contemporaneamente alla scelta degli astronauti, tra febbraio e marzo del 1959, vennero eseguiti e testati diversi lanci, dei quali neanche uno riuscì.

    Il sistema di salvataggio della capsula invece funzionò a perfezione durante il secondo lancio, eseguito ad aprile del 1959. La capsula venne portata, come programmato, verso le acque dell’Oceano Atlantico dove atterrò senza problemi e poté essere recuperata in breve tempo mediante l’ausilio di un’apposito elicottero di soccorso. Per testare invece la resistenza d’impatto della capsula, la McDonnell si avvalse della collaborazione del maiale Gentle Bess. La prova fu un pieno successo dato che il maiale sopravvisse all’impatto senza alcun problema. La NASA invece rifiutò di far eseguire ulteriori test con maiali, dato che questi animali non sono in grado di sopravvivere a lungo in una posizione seduta, cioè completamente atipica per l’animale.

    Vennero dunque nuovamente effettuate delle prove con primati. Il 28 maggio 1959 un razzo del tipo Jupiter portò i due primati Able e Baker nello spazio fino ad un’altezza di 300 miglia (poco più di 482 km). Atterrarono ad oltre 1.700 miglia (circa 2.736 km) da Cape Canaveral e sopravvissero incolumi al volo.

    A settembre venne eseguito con successo un volo di collaudo per il programma Mercury mediante l’uso di una cosiddetta Big Joe Atlas. Vennero ottenuti importantissimi risultati ed esperienze per il calcolo dell’angolo di rientro nell’atmosfera terrestre ed in particolar modo sulle temperature che si creano durante questa fase per ottimizzare ulteriormente lo scudo termico della capsula.

    Il 4 dicembre 1959 venne dunque testata completamente l’affidabilità del sistema di salvataggio, nuovamente con il sistema „Little Joe“. Il primate Sam venne lanciato, anche con l’intento di ottenere tramite il volo importanti risultati nel campo medico. Il test fu un pieno successo e Sam atterrò incolume. Un secondo test con il macaco Miss Sam, effettuato il 21 gennaio 1960 riuscì ugualmente.

    Mercury-Atlas e Mercury-Redstone [modifica]
    Il razzo Atlas con il Mercury 9.
    Il razzo Atlas con il Mercury 9.

    Verso la meta del 1960 vennero consegnati i primi razzi vettori del tipo Atlas e Redstone nonché le relative capsule spaziali. Il 29 luglio 1960 poté quindi essere lanciata la prima missione del programma, la Mercury-Atlas 1 (MA-1). Dopo solo 59 secondi di volo, si dovette comunque provvedere a far esplodere il razzo, essendo stato constatato un grave errore nella struttura del razzo stesso. La capsula Mercury esplose con il razzo dato che non era dotata dell’apposito sistema di salvataggio. Dopo questo insuccesso, il programma venne sottoposto ad un'accuratissima indagine di ricerca delle cause del malfunzionamento che durò per più mesi bloccando i programmi concordati in precedenza.

    Durante questo periodo i sette astronauti vennero preparati al loro primo volo, dovendo eseguire diversi esperimenti e test, sia nel campo medico che di attivazione fisica. In questo periodo vennero iniziati i primi test mediante l’ausilio di una centrifuga, per simulare la resistenza alla forza di gravità. Inoltre vennero svolti diversi esperimenti in un'enorme vasca d’acqua per simulare lo stato di assenza di gravità.

    La missione Mercury-Redstone 1 (MR-1) venne interrotta, quando il 21 novembre 1960 venne esclusivamente attivato il sistema di salvataggio della capsula (LES) mentre il razzo vettore si trovava fermo sulla rampa di lancio pronto per la missione. La missione sostitutiva Mercury-Redstone 1A (MR-1A) invece venne eseguita il 19 dicembre 1960 senza incontrare particolari problemi. Il veicolo spaziale raggiunse un’altezza di circa 131 miglia (circa 210 km) e venne recuperato da un elicottero di soccorso dalle acque dell’Oceano Atlantico circa 15 minuti dopo un atterraggio senza problemi.

    Con la missione Mercury-Redstone 2 (MR-2) effettuata il 31 gennaio 1961, venne lanciato nello spazio lo scimpanzé Ham. Piccoli errori di lancio comportarono il risultato che la capsula volasse molto più in alto e più lontano di quanto calcolato in precedenza. Lo scimpanzé sopravvisse e terminò il volo incolume. Durante il volo invece non mostrò particolar interesse ad eseguire i lavori per i quali era stato addestrato in precedenza. Un'ulteriore missione senza equipaggio, la Mercury-Atlas 2 (MA-2), venne eseguita con altrettanto successo il 21 febbraio 1961.

    La missione senza equipaggio Mercury-Atlas 3 (MA-3) del 25 aprile 1961 invece fu un completo insuccesso. Siccome, dopo il lancio, il razzo non si girò come previsto di 70° per portarsi sulla traiettoria di volo prevista, dovette essere attivato il sistema di salvataggio della capsula che poco dopo venne staccata dal razzo vettore. Il razzo del tipo Atlas venne fatto esplodere poco dopo.

    FONTE wikipedia.org
  5. .
    Programma APOLLO

    ll programma Apollo consistette in una serie di missioni spaziali con passeggeri umani intrapreso dagli Stati Uniti utilizzando la Navicella Spaziale Apollo, e condotto tra gli anni 1961-1972. È stato dedicato all'obiettivo di far atterrare un uomo sulla superficie della Luna e di riportarlo salvo sulla Terra entro la fine degli anni '60. L'obiettivo fu raggiunto con la missione Apollo 11 nel 1969. Il programma continuò fino all'inizio degli anni '70 per portare avanti l'esplorazione scientifica del suolo lunare. Fino ad oggi, non c'è stata nessun'altra missione umana sulla superficie lunare.

    Inizio del progetto

    Il programma Apollo fu il terzo progetto di lanci spaziali umani intrapreso dagli Stati Uniti, benché i relativi voli seguissero sia il primo programma (Mercury) che il secondo (Gemini). L'Apollo originalmente è stato concepito in ritardo dalla amministrazione Eisenhower come un seguito al programma Mercury per le missioni avanzate terra-orbitali. È stato completamente riconvertito verso l'obiettivo risoluto di allunaggio dal presidente John F. Kennedy con il suo annuncio ad una sessione speciale del Congresso il 25 maggio del 1961:

    "...I believe that this nation should commit itself to achieving the goal, before this decade is out, of landing a man on the Moon and returning him safely to the Earth. No single space project in this period will be more impressive to mankind, or more important in the long-range exploration of space; and none will be so difficult or expensive to accomplish..."

    " ...credo che questo paese debba impegnarsi a realizzare l'obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Non c'è mai stato nessun progetto spaziale più impressionante per l'umanità, o più importante per l'esplorazione dello spazio; e nessuno è stato così difficile e costoso da realizzare..."

    Scelta del tipo di missione

    Essendosi posti come obiettivo la Luna, i pianificatori della missione Apollo hanno dovuto affrontare il difficile compito imposto da Kennedy cercando di minimizzare il rischio per la vita umana considerando il livello tecnologico dell'epoca e le abilità dell'astronauta.

    Vennero considerate tre diverse strade:
    Fase di separazione di uno stadio (Apollo 6)

    * Ascesa diretta: Prevedeva un lancio diretto verso la Luna. Ciò avrebbe richiesto un razzo Nova molto più potente di quelli dell'epoca. Secondo questo progetto l'intera navicella sarebbe atterrata sulla Luna e poi sarebbe ripartita verso la Terra.

    * rendez-vous in orbita terrestre: La seconda, nota come EOR (Earth orbit rendezvous), avrebbe richiesto il lancio di due razzi Saturn V, uno contenente la navicella, l'altro destinato interamente al propellente. La navicella sarebbe entrata in orbita e poi rifornita del propellente che le avrebbe permesso di raggiungere la Luna e tornare indietro. Anche in questo caso sarebbe atterrata l'intera navicella.

    * rendez-vous in orbita lunare: Fu il piano che venne realmente usato, fu ideato da John Houbolt ed è chiamato tecnicamente LOR (Lunar orbit rendezvous). La navicella era composta da due moduli: il CSM (modulo di comando-servizio) e LM (modulo lunare) o anche LEM (Lunar Excursion Module, il suo nome iniziale). Il CSM era costituito da una capsula per la sopravvivenza dei tre astronauti munita di scudo termico per il rientro nell'atmosfera terrestre (modulo di comando) e dalla parte elettronica e di sostentamento energetico per il modulo di comando, cosiddetta modulo di servizio. L'LM, una volta separato dal CSM, doveva garantire la sopravvivenza ai due astronauti che sarebbero scesi sulla superficie lunare.

    Il modulo lunare doveva svolgere una funzione di ascesa e di discesa sul suolo lunare. Terminata questa fase avrebbe dovuto agganciarsi con il CSM, in orbita lunare, per il ritorno sulla Terra. Questo piano presentava il vantaggio che l'LM, dopo essersi staccato dal CSM, era molto leggero, quindi più manovrabile. Inoltre sarebbe stato possibile utilizzare un solo razzo Saturn V. Nonostante questo, quando la scelta definitiva ricadde sul LOR, non tutti i tecnici erano concordi, specialmente per le difficoltà che presentavano i numerosi agganci e sganci che avrebbero dovuto fare i moduli.

    Per imparare le tecniche di atterraggio sulla Luna, gli astronauti si sono esercitati nel veicolo di atterraggio lunare di ricerca (Lunar Landing Research Vehicle, LLRV), un velivolo che ha simulato il modulo lunare sulla Terra.


    La prima missione sulla Luna: l'Apollo 11.


    Il programma Apollo incluse undici voli con esseri umani a bordo, quelli tra la missione Apollo 7 e l'Apollo 17, tutti lanciati dal John F. Kennedy Space Center, in Florida. Nelle missioni dall'Apollo 4 all'Apollo 6 non furono utilizzati astronauti (ufficialmente non esistono missioni Apollo 2 e Apollo 3). L'Apollo 1, originalmente designato per essere il primo con esseri umani, venne distrutto da un incendio durante i test prima del lancio dove perirono i tre astronauti a bordo. Il primo volo con esseri umani venne effettuato con un razzo del tipo Saturn IB, tutti gli altri utilizzarono i Saturn V. Apollo 7 e Apollo 9 furono missioni con orbita terrestre, Apollo 8 e Apollo 10 missioni con orbita lunare, gli altri sette Apollo con a bordo astronauti, avevano missioni che prevedevano l'atterraggio sulla Luna (anche se uno, l'Apollo 13, fallì la missione).

    Apollo 7 testò il modulo di comando e servizio (CSM) in orbita terrestre, mentre fu l'Apollo 8 a testarlo in orbita lunare. Apollo 9 testò il modulo lunare (LM) in orbita terrestre e l'Apollo 10 lo testò in orbita lunare. Apollo 11 ha realizzato il primo atterraggio lunare di esseri umani, mentre fu l'Apollo 12 il primo ad eseguire un atterraggio preciso rispetto al luogo prestabilito. Apollo 13 fallì l'atterraggio lunare, ma riuscì comunque a rientrare in atmosfera salvando gli astronauti, evitando un disastrosa esplosione in volo. Fu l'Apollo 14 a riprendere il programma di esplorazione lunare. Apollo 15 introdusse un nuovo livello nell'esplorazione lunare, grazie a un modulo lunare più duraturo e l'introduzione di un rover lunare. Apollo 16 fu il primo ad atterrare negli altopiani lunari. Apollo 17, l'ultimo del programma, fu il primo ad includere uno scienziato-astronauta.

    Programma di applicazioni dell'Apollo
    Kennedy annuncia il Programma



    Nel suo discorso che diede inizio all'Apollo, Kennedy dichiarò che nessun altro programma avrebbe avuto un effetto così grande sulle mire a lungo raggio del programma spaziale americano. Il progetto fu studiato, naturalmente, sia dalla NASA che dalle altre principali aziende partecipanti. La "serie di estensioni dell'Apollo", chiamata successivamente "programma di applicazioni dell'Apollo", propose almeno 10 voli. Molti di questi avrebbero usato lo spazio occupato dal modulo lunare nel Saturn per il trasporto di apparecchiatura scientifica.

    È stato progettato per utilizzare il Saturn IB e per portare il CSM in una varietà di orbite terrestri basse per missioni di non più di 45 giorni. Alcune missioni prevedevano l'aggancio di due CSM per il trasferimento di rifornimenti. Il Saturn V sarebbe stato necessario per portare il CSM in orbita polare e perfino in orbita quasi geostazionaria come quella del Syncom 3. Il Syncom 3 fu il primo satellite per comunicazioni arrivato a così grande distanza dalla Terra. Fu utilizzato perché era abbastanza piccolo per trasportarlo e, una volta tornato sulla Terra, fu studiato per capire le conseguenze delle radiazioni sui suoi componenti elettronici.

    Ma nulla di tutto ciò fu effettivamente fatto. Il progetto del Apollo Telescope Mount, basato sul LM e destinato a voli con il CSM su razzi Saturn IB, fu successivamente utilizzato come componente dello Skylab. Questo è risultato essere l'unico sviluppo del programma di applicazioni dell'Apollo. A differenza della navicella sovietica Sojuz, che fu riutilizzata per tutto il XX secolo e che originariamente era stata progettata per entrare in orbita lunare, tutte le apparecchiature dell'Apollo non vennero più riutilizzate.

    La fine del programma

    Originariamente erano state pianificate altre 3 missioni, le Apollo 18, 19 e 20. Ma a fronte dei tagli al budget della NASA, e della decisione di non produrre una seconda serie di missili Saturn V, queste missioni vennero cancellate, e i loro fondi ridistribuiti per lo sviluppo dello Space Shuttle e per rendere disponibili i Saturn V al programma Skylab anziché a quello Apollo. In realtà solo un Saturn V fu riutilizzato, gli altri sono in mostra in musei.


    FONTE it.wikipedia.org
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    Edited by Street82 - 16/9/2008, 11:13
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